Unione energetica: la sfida Ue sulle rinnovabili
L’Europa vuole diventare un continente dove l’energia sia libera di attraversare i confini, aumentare l’efficienza e ridurre la dipendenza dall’estero, attraverso la diversificazione delle fonti. L’Unione Energetica è «il progetto europeo più ambizioso in questo importante settore dai tempi della Comunità per il carbone e l’acciaio», secondo il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic, e sarà al primo punto all’ordine del giorno nel vertice dei capi di Stato e di governo del 19-20 marzo. Obiettivo: integrare i 28 sistemi nazionali e diventare leader mondiale delle fonti rinnovabili.
Alti prezzi
L’Unione Europea è il più grande importatore di energia nel mondo: il 53% del nostro fabbisogno ci arriva dall’estero, per un costo annuale di circa 400 miliardi. Non a caso i prezzi all’ingrosso dell’elettricità e del gas sono più elevati, rispettivamente, del 30% e del 100% rispetto a quelli praticati negli Usa. Per abbassarli, è necessaria una migliore integrazione del mercato interno e una maggiore solidarietà negli approvvigionamenti, oltre a una minore dipendenza dai combustibili fossili, grazie allo sviluppo delle rinnovabili. Ciascuno Stato membro sarà libero di scegliere il proprio mix energetico, ma il passaggio a un’economia a basso contenuto di carbonio «è inevitabile», dice Miguel Arias Canete, commissario per Energia e clima.
Linee guida
Le linee guida del piano sono il completamento del mercato unico, l’aumento della sicurezza energetica, una maggiore efficienza, la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili e sforzi più intensi per la ricerca di nuove fonti di energia. Si tratta di obiettivi ambiziosi, alla luce delle differenti dinamiche dei mercati energetici nazionali, da una Germania che, uscendo dal nucleare dipende sempre più dal gas russo, a una Gran Bretagna che torna invece a puntare sull’atomo a causa dell’esaurimento dei giacimenti del Mare del Nord, fino a una Polonia che soddisfa larga parte del suo fabbisogno con il carbone estratto dal proprio suolo. Per questo il rapporto della Commissione parla di una «trasformazione radicale del sistema energetico europeo», che richiederà investimenti in infrastrutture e nello sviluppo di nuove risorse destinati a superare i mille miliardi di euro entro il 2020. Al primo punto del piano di Bruxelles c’è la libertà dell’energia di attraversare le frontiere, che verrà equiparata a una quinta libertà di movimento. Una rete interconnessa permetterebbe un risparmio per i consumatori fino a 40 miliardi all’anno. Ma ben dodici Stati su 28 (fra cui l’Italia) non rispettano l’obiettivo minimo d’interconnessione con le reti dei Paesi vicini, pari ad almeno al 10% della capacità di produzione interna di elettricità, fissato per il 2020. Con la realizzazione di 137 progetti di collegamento individuati dalla Commissione, i Paesi fuori target si ridurranno a due, Spagna e Cipro.
Fonte: Corriere.it
Data: Marzo 2015
Leggi anche:
Comunicato stampa della Commissione Ue si annuncio dell’Unione dell’energia
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