Diminuiscono i costi delle rinnovabili, ecco perché sostenerle
Gli studi e le analisi diffuse recentemente hanno rivelato che c’è una ragione economica solida per sostenere le energie rinnovabili: secondo l’International Energy Agency il divario tra il costo medio dell’energia derivata da fonti nucleari, gas naturale e centrali a carbone e il costo medio dell’energia prodotta da solare o eolico si sta riducendo in modo significativo.
Mentre, infatti, il costo dell’energia prodotta da fonti non rinnovabili è rimasto costante (100 $/MWh), negli ultimi cinque anni il costo medio dell’energia solare è sceso da 500 al 200 $/MWh. Il costo medio è il risultato di diversi standard: per esempio costi di manutenzione e smontaggio dei vari impianti.
Parlando dell’esperienza degli Stati Uniti, Obama ha deciso di sostenere le energie rinnovabili attraverso l’incremento di un 1 miliardo di dollari per operazioni di garanzia sui prestiti e promuovendo misure legislative che riducano ai privati i costi di installazione dei pannelli solari. Del resto, anche il Ministero dell’Ambiente giapponese ha investito 2 miliardi di yen per abbassare i costi per l’installazione di turbine eoliche galleggianti offshore.
La strategia adottata nel corso dell’Amministrazione Obama è chiaramente espressa nel Piano Clean Power, che mira a ridurre i livelli di emissioni di anidride carbonica del 32% rispetto al 2005 entro il 2030. Potrebbe essere un’occasione rilevante per creare e sostenere le opportunità di investimento nel settore delle energie rinnovabili, ma incertezze legali e politiche dovrebbero essere prese in considerazione al fine di valutare l’effettivo potenziale.
Il Piano Clean Power dell’Environmental Protection Agency americana (Epa) impone un obiettivo nazionale sulle emissioni di Co2, ma ogni Stato può scegliere il proprio piano per raggiungere lo scopo. Ad esempio, uno Stato potrebbe anche decidere di aumentare l’efficienza degli impianti a carbone oppure di investire in rinnovabili ed efficienza energetica. A settembre 2016, ogni Stato deve presentare all’Epa il suo piano di riduzione delle emissioni, ma la scadenza potrebbe essere posticipata al 2018 se Epa considerasse inadeguato il piano.
L’obiettivo del 32% non è l’unico imposto dall’Epa nel suo Piano: si indica anche l’intenzione di raggiungere entro il 2030 il 28% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Nel Clean Power Plan gli incentivi non sono forniti a qualsiasi forma di “energia pulita”: sono fortemente supportate fonti come il solare e l’eolico, mentre altre forme, come quelle geotermiche o le biomasse, non lo sono.
Alcuni stakeholders hanno osservato che una probabile conseguenza del programma proposto potrebbe essere il salto dall’energia eolica e solare al gas naturale. Tuttavia, nel piano definitivo si presume che la capacità del gas non aumenterà in modo significativo, come previsto nella bozza di piano. Nel progetto definitivo si sostiene che la generazione a carbone diminuirà dal 39% al 27% nel mix energetico degli Stati Uniti entro il 2030.
ll Clean Power Plan fissa un ammontare uniforme delle emissioni, anche se la riduzione delle stesse richiesta per le centrali elettriche a combustibili fossili può variare in modo significativo in ogni stato. In ogni caso, l’obiettivo principale del Piano è quello di costringere gli Stati a ridurre la loro dipendenza dal carbone ed incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.
Il Clean Power Plan è fornito dall’Epa sotto l’Amministrazione Obama e il suo sviluppo è subordinato al risultato delle elezioni presidenziali americane del 2016.
Alcuni “stati pro-carbone”, come il Texas, l’Oklahoma, l’Ohio e la Louisiana avevano già espresso dubbi sulla loro adesione al programma. In ogni caso, la necessità di rispettare un piano di attuazione fissato a livello federale potrebbe spingere gli stati ad adottare un proprio piano. I tribunali statunitensi sono già stati investiti dalla questione se l’Environmental Protection Agency abbia o meno ricevuto una reale investitura dal Congresso a regolare i livelli di emissioni di Co2. Ci si aspetta un lungo dibattito giuridico che potrebbe raggiungere la Corte Suprema. Ormai, solo una corte d’appello degli Stati Uniti ha respinto l’istanza.
Fonte: Eunomia
Data: Novembre 2015
Leggi la presentazione dell’Iea alla stampa in inglese
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