Le rivelazioni scomode di Greenpeace: ricercatori universitari disposti a farsi lusingare dalle compagnie del carbone e del petrolio in cambio di soldi
Dal nostro corrispondente Eric J. Lyman (@EricJLyman)
PARIGI – Una ricerca condotta da Greenpeace ha portato alla luce quello che dice essere la prova di cosa alcuni ricercatori presenti in altrettante università degli Stati Uniti sono disposti a scrivere e pubblicare dietro lauto compenso: articoli scientifici inesatti e imprecisi in cui esporre i pregi di carbone e petrolio.
Per documentare questi pessimi comportamenti, Greenpeace ha utilizzato alcuni attivisti del clima che si sono finti rappresentanti di aziende di combustibili fossili e hanno contattato alcuni professori di Penn State e Princeton per chiedere loro di scrivere articoli di ricerca in cui far apparire le fonti fossili non dannose per l’ambiente.
“I professori hanno deciso di scrivere i rapporti e hanno detto che non avevano bisogno di rivelare la fonte del finanziamento”, ha detto Greenpeace in un comunicato che è stato distribuito a margine del vertice sul clima di Parigi.
Secondo le copie dei messaggi di posta elettronica forniti da Greenpeace, un professore, Frank Clemente, sociologo alla Penn State, ha affermato di poter produrre per 15 mila dollari un rapporto di otto-dieci pagine “per contrastare una ricerca dannosa che collegava il carbone alle morti premature”.
Un professore emerito di Princeton, William Happer, avrebbe chiesto di farsi pagare 250 dollari all’ora, circa 8 mila dollari in totale, per produrre un documento completo. “Io non credo ci sarebbe alcun problema a dichiarare che ‘L’autore non ha ricevuto alcun compenso finanziario per questo saggio’”, ha aggiunto Happer secondo le e-mail riprodotte.
Behind Energy ha contattato gli uffici comunicazione di entrambe le università per raccogliere la loro versione sull’accaduto. Penn State non ha risposto mentre un portavoce di Princeton ha scritto via email che l’Università preferisce al momento non commentare.
I gruppi ambientalisti hanno detto che non sono sorpresi dai risultati riportati da Greenpeace.
“Questo rapporto è in linea con il tipo di condotta che ritroviamo negli sforzi delle imprese dei combustibili fossili per offuscare l’integrità del dibattito sul cambiamento climatico”, ha detto Ken Kimmell, presidente dell’Union of Concerned Scientists statunitense.
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