L’energia sporca in Africa è un affare dei Paesi ricchi
Il 60 per cento circa degli aiuti pubblici che vengono destinati dai Paesi più ricchi a progetti energetici in Africa vengono spesi per promuovere azioni e programmi che riguardano i combustibili fossili. Solo il 18 per cento di questi finanziamenti viene speso per progetti che coinvolgono le tecnologie pulite. È questo il risultato di uno studio di Oil change international pubblicato di recente.
Progetti di sviluppo che non guardano al futuro
I governi dei Paesi più ricchi stanno promuovendo in Africa lo sviluppo dell’energia legata ai combustibili fossili a spese dell’energia pulita. Nonostante alcuni di loro si stiano adoperando per sostituire nel proprio Paese l’energia fossile con tecnologie green, secondo Oil Change International – un’organizzazione che conduce ricerche e azioni in difesa delle rinnovabili, approfondendo i costi reali dei combustibili fossili – hanno continuato a finanziare progetti legati ai fossili proprio là dove le comunità stanno subendo i danni peggiori legati ai cambiamenti climatici.
Il paradosso dell’Italia che vuole contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici finanziando i combustibili fossili
Oil change international ha stimato che, tra il 2014 e il 2016, gli aiuti al settore energetico in Africa siano stati pari a di 59,5 miliardi di dollari destinati per quasi la metà a progetti in Egitto, Angola e Sudafrica. Lo studio ha preso in considerazione i fondi messi a disposizione da banche di sviluppo e da Cina, Stati Uniti, Giappone, Corea oltre agli europei Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Svezia. Per quanto riguarda l’Italia, così come la Germania, i motivi alla base della cooperazione nel continente africano sono legati alla questione migratoria. L’intenzione è quella di collaborare per aiutare a risolvere alcune delle cause che spingono le persone che vivono in comunità dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono più concreti. Il 63 per cento degli interventi dei Paesi europei è stato sostenuto da tre organizzazioni: la tedesca Euler Hermes, compagnia di assicurazione del credito del gruppo Allianz; l’italiana SACE, società al 100 per cento del Gruppo Cassa depositi e prestiti specializzata nel settore assicurativo-finanziario; la francese AFD, Agence Française de Développement. Complessivamente, i finanziamenti europei hanno sostenuto progetti di centrali elettriche a gas e petrolio (69 per cento) e raffinerie (20 per cento).
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Fonte: Lifegate
Data: Novembre 2018
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