L’Oman pensa al dopo petrolio

by Monia Barazzuol | 31 Maggio 2016 7:02

L’Oman pensa il dopo-petrolio in stile cinese. Quindici mega-progetti dovranno trasformare il sultanato in una nuova Hong Kong o Singapore: porti, raffinerie, centri finanziari, turismo sostenibile, energie rinnovabili, con una delle più grandi aree duty free dell’Asia e la più potente centrale elettrica solare al mondo. Il tutto mentre il crollo del prezzo del petrolio ha eroso le finanze pubbliche. Ma il sultano Qaboos ha deciso di andare in controtendenza aumentando gli investimenti e pescando risorse dal fondo sovrano.

Il mega-progetto più ambizioso è a Duqm, ex villaggio di pescatori di tremila abitanti, 550 km a sud della capitale Muscat. Entro il 2018 avrà un porto in grado di accogliere petroliere e portacontainer con un pescaggio fino a 18 metri, distretti industriali, la più grande raffineria dell’Oman, porticcioli turistici, un centro per l’industria della pesca. È stata appena inaugurata un’autostrada nuova di zecca che attraversa il deserto per collegare la nuova città alla capitale. La popolazione è passata da 3 mila a 27 mila abitanti, arriverà a 100 mila nel 2022, ospitati in una new town nata dal nulla, e a mezzo milione entro il 2030.

Lo Stato ha investito finora 10 miliardi di dollari e, secondo il Ministero per l’Economia e lo Sviluppo, il costo totale «sarà di 87 miliardi fra il 2013 e il 2018». Anche il nuovo aeroporto internazionale è pronto e dovrebbe essere operativo entro quest’anno. Ma sono soprattutto il porto in acque profonde e la raffineria da 230 mila barili al giorno a essere strategiche, perché Duqm si trova sulla rotta che va dalla Cina e l’India verso il Mar Rosso e vuole intercettare i traffici diretti in Medio Oriente e in Asia occidentale.

Largo ai privati

Alle infrastrutture pubbliche si affiancano gli investimenti privati. Hotel, quartieri residenziali, la marina sono stati appaltati a ditte private, che quest’anno pomperanno altri 300 milioni di rial, 750 milioni di dollari, a Duqm. Nascerà anche la Al-Soud International School, di livello universitario. E arrivano anche gli stranieri. Un consorzio tedesco di otto aziende ha annunciato la costruzione di una centrale solare da 1000 megawatt, la più grande al mondo, sull’altipiano desertico che sovrasta la baia. L’Oman vuole produrre il 25% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Certo, per ora tutto gira attorno al petrolio. L’Oman ne produce quasi un milione di barili al giorno per una popolazione di quattro milioni, metà immigrati dall’Asia meridionale. Sono dieci dollari che entrano ogni giorno nelle tasche di ogni cittadino, neonati compresi. In tempi più fasti, erano 25. Ma il petrolio non spiega tutto. L’altro ingrediente della ricetta è la neutralità.

Fonte: La Stampa

Data: Maggio 2016

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