Nonostante il grande rumore sulle rinnovabili, il settore pianifica 2.500 centrali a carbone
Dal nostro corrispondente Eric J. Lyman (@EricJLyman)
PARIGI – Nel mondo ci sono circa 2.500 impianti a carbone in fase di realizzazione che produrranno 4 volte il livello di emissioni fissato per mantenere l’innalzamento delle temperature sotto i 2°C rispetto ai livelli dell’era pre-industriale, è quanto riporta un nuovo studio presentato ai margini dei lavori del secondo giorno della COP21 in corso a Parigi.
“Coal Gap”, così è chiamato il report prodotto da Climate Action Track, ha rilevato che gli obiettivi di contenere l’innalzamento delle temperature tra l’1,5 e i 2 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali è incompatibile con gli attuali stadi di produzione di carbone.
Da sole, le centrali a carbone esistenti produrranno 50 per cento più emissioni rispetto ai livelli previsti come “percorsi” per limitare il riscaldamento a 2 gradi tra oggi e il 2030. Se nelle stime vengono inclusi anche gli impianti in fase di sviluppo, le emissioni diventerebbero almeno il 400 per cento superiori rispetto questo livello, e se in quest’arco di tempo fossero progettati nuovi impianti le emissioni totali sarebbero ancora più alte.
“C’è solo una soluzione al problema di avere troppe centrali a carbone in attività ed è annullare la loro realizzazione”, ha detto Pieter Van Breevoort, esperto di energie rinnovabili per Ecofys e uno degli autori del rapporto.
La notizia arriva dopo che il Regno Unito ha annunciato il mese scorso che chiuderà entro un decennio tutte le sue centrali a carbone, mentre l’ultima miniera di carbone chiuderà a fine mese.
Tuttavia, nell’Unione Europea e in otto paesi non-europei – Cina, India, Indonesia, Giappone, Sud Africa, Corea del Sud, Filippine e Turchia – sono in programma la realizzazione di progetti per almeno 5 GW di nuova capacità a carbone.
Tutto questo mentre i delegati presenti a Parigi stanno negoziando un possibile accordo su quello che viene nel testo chiamato un “obiettivo a lungo termine”. Benché non ci sia un linguaggio comune su questo punto, la maggior parte delle opzioni prevede una completa o quasi totale eliminazione di combustibili fossili, o zero emissioni in tutto il mondo a partire dalla seconda metà del secolo.
Gli autori del rapporto sperano che questo scenario si traduca nella “rottamazione” della maggior parte degli impianti previsti.
“Se le rinnovabili decollano velocemente, come è previsto, molti degli investimenti per questi impianti a carbone potrebbero essere bloccati,” ha detto Markus Hagemann del New Climate Institute.
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