Intesa sul clima per Usa e Cina

Intesa sul clima per Usa e Cina

Alla vigilia del G20 di Hangzhou, il presidente americano Obama e il presidente cinese Xi Jinping hanno simbolicamente consegnato al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon i documenti nei quali i loro paesi si impegnano ai passi necessari “per onorare” l’accordo di Parigi raggiunto nel dicembre 2015 durante la Conferenza mondiale sul clima, nota anche come Cop21.

Obama ha sottolineato come la lotta al cambiamento climatico non sia «una battaglia che ogni singolo paese per quanto potente può fare da solo. Un giorno potremo vedere tutto ciò nel momento in cui finalmente decideremo di salvare il pianeta».

Da parte sua, Xi ha espresso l’auspicio che l’esempio sino-americano possa essere una spinta per gli altri Paesi affinché comincino a realizzare azioni significative.

E proprio riconoscendo a Cina e Stati Uniti di aver dato un forte impulso all’attuazione dell’accordo, il segretario generale delle Nazioni Unite si è detto ottimista sulla sua entrata in vigore entro la fine dell’anno, molto prima dei tempi inizialmente previsti. L’accordo sarà infatti operativo quando verrà ratificato da almeno 55 paesi che producono un totale pari al 55% delle emissioni globali. Ed è proprio per questo che la ratifica di Cina e Usa è un passo estremamente importante: le due grandi potenze mondiali rappresentano infatti il 38% delle emissioni globali di gas serra che andranno a sommarsi a quel poco più dell’1 per cento prodotto dalle 24 nazioni, soprattutto piccoli stati insulari molto a rischio per la crescita del livello delle acque oceaniche, che ad oggi avevano già ratificato l’accordo.

All’appello dei Paesi sottoscrittori manca ancora l’Europa come ha sottolineato la responsabile Clima ed Energia del WWF Italia Mariagrazia Midulla:

«La ratifica di USA e Cina rende ancor più assordante il silenzio dell’Unione Europea. L’Europa deve recuperare un ruolo nella decarbonizzazione, pena l’irrilevanza. E deve rendere possibile l’entrata in vigore dell’accordo entro l’anno con maggiori speranze di riuscire a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C».

Il trattato di Parigi è il primo accordo sul clima in cui 195 paesi si sono impegnati in modo attivo per ridurre le emissioni serra. Esso prevede che i paesi vi aderiscano attraverso una successiva ratifica impegnandosi sostanzialmente a:

– mantenere l’aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi rispetto all’era preindustriale, compiendo tutti gli sforzi necessari per mantenerlo entro 1,5 gradi

– smettere di incrementare le emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui la produzione di nuovi gas serra sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente

– controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove Conferenze.

I paesi industrializzati inoltre si sono impegnati a far crescere un fondo annuo da 100 miliardi di dollari per il trasferimento delle tecnologie pulite nei paesi non in grado di fare da soli il salto verso la green economy.

L’accordo, molto ambizioso ed inimmaginabile fino a pochi anni fa, non ha mancato di sollevare alcune critiche. La maggiore riguarda il fatto che non sono previste sanzioni nel caso in cui gli obiettivi non vengano raggiunti così che, sostanzialmente, diversi paesi avranno margine per ignorare le raccomandazioni contenute nel documento.

 

Fonte: Behind Energy

Data: Settembre 2016


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